John Constable

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Self-Portait (1806)

John Constable (1776 – 1837), pittore britannico.

Citazioni[modifica]

  • C'è abbastanza spazio per una pittura naturale. Il grande vizio dei nostri giorni è l'ostenzione, un tentativo di fare qualcosa oltre il vero. Nel tentativo di fare qualcosa più che bene, fanno in realtà ciò che non è buono affatto. L'usanza sempre ebbe, e avrà, il suo giorno — ma il vero (in tutte le cose) verrà per ultimo, e può avere soltanto rivendicazione nella posterità. [1]
  • Che triste cosa è ciò che questa graziosa arte — strappata così alla sua distruzione — solo usa accecare i nostri occhi e sensi negandoci il sole che splende, i campi e gli alberi in fiore, e sentire il fruscio delle foglie — e vecchi anneriti strofinacci sporchi di pezzetti di tele, prendere il posto delle opere vere di Dio . [2]
  • Dipingerei ancora meglio i miei luoghi; Per me la pittura non è che un altro modo per dire feeling, e associo "la mia spensierata fanciullezza" a tutto ciò che giace sulle sponde dello Stour; queste scene fanno di me un pittore, e io ne sono grato; vale a dire, che li ho spesso immaginati dipinti prima ancora che io toccassi una matita. [3]
  • Dovrei rispettare me stesso per i miei amici, e i miei bambini. È tempo, a 56 anni, di iniziare, come minimo, a conoscere se stessi, — ed io faccio conoscere ciò che non sono, e il tuo rispetto mi ha ridestato almeno a credere nella possibilità che potrei fare ancora qualche impressione con la mia "luce" — le mie "rugiade" — le mie "brezze" — i miei fiori e le freschezze, — nessuna di queste qualità è stata ancora perfezionata sulle tele di nessun pittore al mondo. [4]
  • [Claude Lorrain] È ritenuto il miglior pittore di paesaggi che il mondo abbia mai visto.[5]
  • Il cielo è la "sorgente di luce" nella Natura — e governa ogni cosa. Anche le nostre comuni osservazioni sul tempo di ogni giorno, sono suggerite da loro ma non capita a noi. La loro difficoltà a dipingerele sia come composizione che esecuzione è molto grande, perché con tutta la loro brillantezza e complicanza, non dovrebbero sopravanzare o essere intensamente pensate in una pittura — sono più che distanze estreme. [6]
  • Il colmo dell'assurdità nella quale l'arte può essere portata, quando la maniera spazza via la natura, potrebbe essere vista meglio nei lavori di Boucher... I suoi paesaggi, di cui era evidentemente appassionato, sono pastorali; e che pastoralità! la pastorale della casa dell'Opera. [7]
  • Il mondo è vasto; non ci sono due giorni uguali, neanche due ore; nemmeno ci furono mai due foglie di albero simili fin dal tempo dalla creazione del mondo. [8]
  • Il suono dell'acqua che scorre tra gli argini del mulino, ecc., salici, vecchie tavole marce, pali fangosi, e fabbriche di mattoni, Io amo queste cose. Shakespeare potrebbe fare di ogni cosa poesia; Egli ci racconta dei fantasmni del povero Tom tra "ovili e mulini."
    Per quanto a lungo possa io ancora dipingere, mai cesserò di dipingere questi luoghi. Sono stati sempre la mia delizia. [9]
  • Il tentativo di rivivere gli stili che sono esistiti nelle età passate, può a volte sembrare che abbia successo, ma l'esperienza puà ora insegnarci sicuramente la loro impossibilità. Potrei indossare gli abiti di Claude Lorraine e passeggiare così per le strade, e le tante persone che conoscono Claude non farebbero altro che togliersi il cappello gentilmente di fronte a me, però infine mi scontrerei con qualcuno, che conoscendo molto meglio Claude, mi tratterebbe col disprezzo che merito.
    Così succede in tutte le belle arti. Una nuova costruzione gotica, o un nuovo messale, diventa in realtà assurdo quasi quanto una nuova rovina. [10]
  • La nostra mente può essere elevata, portandoci verso l'eccellente, tramite le opere dei Grandi Maestri — la testa della fontana è ancora Natura, la sorgente da dove tutto deve nascere — e un artista che continuerebbe la sua pratica senza riferimenti alla natura, deve presto formare una maniera, ed essere ridotto alla stessa deplorabile situazione come il pittore francese menzionato da Sir J. Reynolds, che gli disse di avere già da tempo cessato di cercare nella natura che lo avrebbe distratto.
    Negli ultimi due anni sono stato indaffarato con la pittura, cercando la verità di seconda mano. Non ho tentato di rappresentare la natura con la stessa elevazione della mente — ma nemmeno tentato di fare le mie mie cose come fossero realmente eseguite da altri.
    Sono arrivato alla determinazione di non fare nessuna noiosa visita questa estate, ne buttare il mio tempo nei banali rapporti con la gente. Ritornerò a Bergholt, dove farò qualche laborioso studio dalla natura — e cercherò di ottenere una pura e sincera maniera di rappresentare le scene che possano interessarmi. [11]
  • La pittura è una scienza e andrebbe perseguita come un'indagine secondo le leggi della natura. Perché, dunque, non potrebbe un paesaggio essere considerato come una branca della filosofia della natura, i cui dipinti non sono altro che esperimenti? [12]
  • La prima impressione spontanea è, che le belle arti siano sorte o tramontate proporzionalmente a come il mecenatismo sia stato dato o tolto a loro, ma è evidente che spesso il denaro viene loro più prodigato nei periodi peggiori che in quelli migliori, e che i più alti onori siano frequentemente concessi agli artisti i cui nomi sono ora scarsamente conosciuti. [13]
  • Le mie tele mi calmano facendomi dimenticare le scene di inquietudine e follia — e peggio — la scena che mi circonda. Ogni sprazzo di sole è per me alla fine nell'arte appassito. Perciò ci si può chiedere perché dipingo sempre tempeste. "Tempesta sopra tempesta sovrasta" — ancora l'"oscurità" è maestosa. [14]
  • [rispondendo "a una signora che, guardando un incisione di una casa, la definì una brutta cosa] Non c'è niente che sia brutto; non ho mai visto una cosa brutta in tutta la mia vita: bisogna lasciare le forme di un oggetto come esse possono, — luce, ombra, e prospettiva lo renderanno sempre bello. [15]*Non vediamo nessuna cosa veramente fino a che non la capiamo. [16]
  • Non mi considero al lavoro senza prima trovarmi davanti a una tela di sei piedi. [17]
  • So molto bene cosa sono, e che i miei cieli non sono stati trascurati, sebbene spesso lo siano nell'esecuzione — e di frequente, non c'è dubbio, per una grande ansietà che essi comportano — che verranno a distruggere soltanto quella facile apparenza che sempre possiede la natura — in tutti i suoi movimenti. [18]
  • Sono ansioso che il mondo sia proteso a cercare nei pittori informazioni riguardo ai loro dipinti. Spero di dimostrare che la pittura sia una professione regolarmente insegnata; che è scientifica come pure poetica; che l'immaginazione da sola mai e poi mai potrà produrre lavori che possano reggere a confronto con la realtà. [19]
  • Uno schizzo (di una pittura) servirà solo ad esprimere uno stato mentale e non a bere sempre più — in uno schizzo non c'è nient'altro che uno stato mentale — di come si era in quel tempo. [20]

Note[modifica]

  1. Lettera a John Dunthorne (29 maggio 1802), di John Constable's Correspondence, part 2, pp. 31-32
  2. Lettera a C.R. Leslie (13 febbraio 1833), di John Constable's Correspondence, ed. R.B. Beckett, (Ipswich, Suffolk Records Society, 1962-1970), part 3, p. 94
  3. Lettera a Rev. John Fisher (23 ottobre 1821), di John Constable's Correspondence, part 6, pp. 76-78
  4. Lettera a C.R. Leslie (marzo 1833), The Letters of John Constable, R.A. to C. R. Leslie, R.A. 1826-1837 (Constable & Co., 1931), p. 104.
  5. Da una lezione ad Hampstead, 1834; citato in AA.VV., Il libro dell'arte, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 194. ISBN 9788858018330
  6. Lettera al Rev. John Fisher (23 ottobre 1821), di John Constable's Correspondence, part 6, pp. 76-78
  7. Notes of Six Lectures on Landscape Painting (1836), da C.R. Leslie, Memoirs of the Life of John Constable (1843), p. 343.
  8. C. R. Leslie, Memoirs of the Life of John Constable, Composed Chiefly of His Letters (1843) (Phaidon, London, 1951) p. 273.
  9. Lettera al Rev. John Fisher (23 ottobre 1821), di John Constable's Correspondence, part 6, pp. 76-78.
  10. Lecture, Literary and Scientific Institution, Hampstead, (25 luglio 1836), dalle annotazioni prese da C.R. Leslie.
  11. Lettera a John Dunthorne (29 maggio 1802), di John Constable's Correspondence, ed. R.B. Beckett, (Ipswich, Suffolk Records Society, 1962-1970), part 2, pp. 31-32.
  12. "The History of Landscape Painting," quarta lettura, Royal Institution (1836-06-16), di John Constable's Discourses, ed. R.B. Beckett, (Ipswich, Suffolk Records Society, 1970), p. 69.
  13. Lecture, Literary and Scientific Institution, Hampstead, (25 luglio 1836), dalle annotazioni prese da C.R. Leslie.
  14. Lettera a C.R. Leslie (1834), John Constable's Correspondence, ed. R.B. Beckett, (Ipswich, Suffolk Records Society, 1962-1970), vol. 3, p. 122; anche citata da Hugh Honour, Romanticism (Westview Press, 1979, ISBN 0-064-30089-7), ch. 3, p. 91.
  15. C. R. Leslie, Memoirs of the Life of John Constable, Composed Chiefly of His Letters (1843), (Phaidon, London, 1951), p. 280.
  16. "The History of Landscape Painting," terza lettura, Royal Institution (09 giugno 1836)
  17. Lettera al Rev. John Fisher (23 ottobre 1821) di John Constable's Correspondence, ed. R.B. Beckett, (Ipswich, Suffolk Records Society, 1962-1970), part 6, pp. 76-78.
  18. Lettera al Rev. John Fisher (23 ottobre 1821), di John Constable's Correspondence, part 6, pp. 76-78.
  19. "The History of Landscape Painting," first lecture, Royal Institution (26 maggio 1836), dalle annotazioni prese da C.R. Leslie.
  20. Lettera al Rev. John Fisher (02 novembre 1823), di John Constable's Correspondence, ed. R.B. Beckett, (Ipswich, Suffolk Records Society, 1962-1970), part 6, pp. 142-143.

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