Carlo Ferraris

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Carlo Ferraris

Carlo Francesco Ferraris (1850 – 1924), docente e politico italiano.

Il materialismo storico e lo Stato[modifica]

  • Fin dal 1842, quando Marx faceva appena le sue prime armi nel giornalismo, lo Stein pubblicava il suo lavoro sul socialismo e il comunismo nella Francia odierna, ove, da uno studio profondo della storia francese dal 1789 a quei giorni e dei principali socialisti e comunisti francesi, trasse la dimostrazione che allo studio esteriore delle istituzioni politiche doveva sostituirsi l'esame del loro fondamento sociale: che ogni costituzione non era altro che l'espressione politica dell'ordinamento sociale esistente, specialmente dell'ordinamento economico: che bisognava esaminare la Società, i suoi elementi, le sue condizioni, i suoi bisogni, per riconoscere le cause che producevano cambiamenti nell'ordinamento dello Stato, questo essendo soltanto la manifestazione di quell'assetto giuridico, che le classi sociali si dànno in conformità dei loro interessi, delle loro aspirazioni. (cap. 1, pp. 10-11)
  • Che il fenomeno economico abbia un'importanza grandissima tra i fenomeni sociali è cosa risaputa e da nessuno contestata. [...]. Ma dichiarare che tutti i fenomeni sociali sono determinati dall'economico in tutte le loro manifestazioni, così da essere nulla più che una superstruttura e quindi una derivazione assoluta di quello, è trascorrere ad affermazione non vera, come ci proponiamo di dimostrare per alcuni fenomeni sociali nello stretto senso della parola, prima di passare al fenomeno politico. (cap. 2, pp. 15-16)
  • Il materialismo storico rivela tuta la sua grossolanità, il suo volgare concetto della vita, quando, per la mancanza di carattere economico nelle loro opere, per non essere produttori di ricchezza materiale, è condotto necessariamente a designare quali lavoratori improduttivi coloro che come Dante e Shakespeare, Michelangelo e Raffaello, Galileo e Newton, Rossini e Verdi, hanno prodotto i più alti beni letterarii, scientifici, artistici che esistono al mondo. (cap. 2, p. 26)
  • Nell'età moderna le più gloriose rivendicazioni della libertà individuale e del pensiero, della libertà politica e della uguaglianza delle classi sono in gran parte frutto dell'azione dei lavoratori improduttivi. Lo stesso socialismo contemporaneo è assai più figlio della scienza che non del disagio economico; i grandi maestri del socialismo furono uomini di alta coltura, ma lavoratori improduttivi; essi maturarono le loro idee colla meditazione e le diffusero cogli scritti, non colla produzione di ricchezza materiale: ed i più fidi loro seguaci fra gli operai sono non tanto quelli che attendono ai lavori grossolani e stentano con scarsi salari, ma i più intelligenti, istruiti, abili, e meglio pagati. (cap. 2, pp. 28-29)
  • Un elemento irriducibile al fattore economico è quello etnico, della razza. Io sono pronto ad ammettere che sia suscettibile di modificazioni sotto l'azione della coltura economica ed intellettuale; ma esso conserva sempre molto della sua originaria vigoria, imprime speciali indirizzi all'attività economica, e conferisce indole particolare alla produzione intellettuale: si mantiene tenacemente e non si confonde con altri in un regime di pacifica convivenza (la Svizzera informi), reagisce potentemente contro ogni tentativo, o violento, o subdolo di preponderanza (informino L'Austria e l'Ungheria). Pregiudizi di razza diventano pregiudizi sociali insuperabili: i negri, da ormai trent'anni emancipati negli Stati Uniti d'America, istruitisi ed arricchitisi nelle industrie e nei commerci, sono sempre considerati come una razza inferiore e l'uguaglianza giuridica non vi è divenuta uguaglianza sociale di fatto coi bianchi. (cap. 2, pp. 31-32)

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