Ezzelino III da Romano

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Ezzelino in un quadro del pittore fiorentino Cristofano dell'Altissimo

Ezzelino III da Romano, detto il Terribile (1194 – 1259), condottiero e politico italiano.

Citazioni su Ezzelino III da Romano[modifica]

  • Fu chi sommò le vittime di Ezelino a cinquantacinquemila: dei quali cinquantamila Padovani. Vedere le carni sbranate, le fiere satollarsi di pasto umano, il sangue scorrere a rivi, consumarsi le famiglie più illustri, donne e ragazzi gemere fra laidi ed inumani strazî, erano costui diletto: separava i matrimonî, non amava che spie e sicarî: perseguitava inesorabile i ladri, ma ne adempiva largamente le veci. Guai a chi non dicesse bene di lui e (adulazione più dotta) non dicesse male de' suoi nemici! guai a chi piangesse parenti proscritti!
    Tale dipintura offertaci dagli storici farebbe parerlo simile ad una tigre, la quale ammazza non per fame ma per istinto d'ammazzare; e che non desse al suo furore altro intervallo che il tempo richiesto a tender agguati.
    Ma possiamo credere tutto? (Cesare Cantù)
  • Non diversamente da Ezzelino da Romano, o da Caligola, o da Nerone oppure da Saddam Hussein, per non parlare della Germania in anni neppure tanto lontani, egli [Bokassa] è l'ultima ed estrema personificazione di una caratteristica dell'essere umano, oscura, spaventosa, profondamente sconvolgente. (Werner Herzog)

Paolo Emiliani Giudici[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Ezzelino da Romano, nelle diuturne e terribili lotte che Federico II ebbe a sostenere contro i guelfi di Lombardia, erasi inalzato a grande reputazione. Era uomo di straordinario ingegno nelle cose militari; in lui somma l'astuzia, sommo il coraggio e l'ardire; cuore chiuso ad ogni mite passione, sozzamente crudele come una jena.
  • Ezzelino sembrava un nuovo Attila flagello di Dio; i frati dai pergami predicavano ch'egli era figlio del diavolo; il popolo ripeteva quella voce pieno di spavento: il tiranno pesava sulle oppresse città ingrossandosi sempre a guisa d'un nuvolone che si distenda per l'aere e con la procella in seno minacci lo sterminio al sottoposto paese. Nei brevi intervalli di posa viveva solingo, sdegnava ogni diletto, spregiava le donnesche malìe, immischiavasi nelle faccende d'ogni cittadino, ficcava lo sguardo inquisitore ne' più arcani segreti delle famiglie; niuno de' sudditi poteva muovere passo senza averne ottenuto l'assenso.
  • Aveva occhio acutissimo e mirabilmente e esperto a leggere nelle intime latebre del cuore: nello scegliere i suoi ministri non toglieva norma dalla vita trascorsa; ma ne studiava l'indole, e quasi soffiasse nei loro corpi il suo spirito malefico subitamente li trasformava in belve feroci. In ogni città, in ogni terricciuola soggetta, potestà, rettori, castellani, esattori, giudici, carcerieri, carnefici riflettevano fedelmente la immagine di Ezzelino.

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