Georg Ebers

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Georg Ebers

Georg Moritz Ebers (1837 – 1898), egittologo e romanziere tedesco.

L'Egitto antico e moderno[modifica]

Incipit[modifica]

Donde nasce la strana forza d'attrazione propria dell'antica terra dei Faraoni? E perché il suo nome, la sua storia, la sua natura, i suoi monumenti appaiono a noi in condizioni così diverse da quelle degli altri paesi dell'antichità?
L'intero mondo, e non soltanto la parte colta e dotta degli abitanti dell'Occidente, conosce l'Egitto ed i suoi caratteri originarî. Prima che il bambino apprenda il nome dei sovrani del suo paese, egli ha udito in iscuola la storia dei Faraoni buoni e malvagi; prima ch'egli sappia da quali fiumi la sua patria è bagnata, egli conosce il Nilo, sulla cui sponda venne dalla buona principessa trovato fra i giuncheti il cestellino che conteneva il piccolo Mosè, il Nilo dal quale uscirono le vacche grasse e le magre. E chi non apprese di buon'ora la commovente e poetica storia, cara ad ogni età, del virtuoso e prudente Giuseppe, e il suo teatro, quel venerato Egitto in cui la fuggitiva madre del Cristo bambino trovò un asilo, lungi dai suoi persecutori?

Citazioni[modifica]

  • Chi dal Nord e dal Ponente si reca in Egitto, pone innanzi tutto il piede sul suolo d'Alessandria. Stanco del lungo viaggio marittimo e delle impressioni ricevute dalle singolari immagini che gli si affacciarono in quella straniera parte del mondo, cerca egli il notturno riposo, e pensando alla patria chiude gli occhi.
    Allora un canto lontano interrompe il silenzio della notte. Esso è la chiamata del Mu'eddin alla preghiera, la campana dell'Oriente. La natura ha collocato nel petto di quegli uomini una corda, le cui vibrazioni si ripercuotono nel cuore di chi ascolta.
    Con lunghe e profonde note il Mu'eddin benedice la dormente città. «La preghiera è migliore del sonno» grida egli ai dormienti, e la sua voce risuona ancor più forte allorché per tre volte esclama: «Non v'è altro Dio fuorché Dio,» ovvero ripete l'introduzione ad una bella preghiera: «Oh Signore, Signore, Signore.» (Vol. I, L'antica Alessandria, p. 9)
  • […] oggi sappiamo che alla geroglifica egizia, pella scrittura delle parole con lettere e sillabe s'aggiungono i cosidetti segni determinativi (generali e speciali) i quali insegnano a quale ordine di concetti appartenga ogni singola parte del discorso. Questi elementi ideografici, sconosciuti alla nostra maniera di scrivere sono indispensabili pell'Egizio, poiché lo sviluppo di quest'ultimo idioma era stato arrestato nei suoi primordî. La lingua egiziana è una lingua povera, ed è perciò che in essa formicolano gli omonimi ed i sinonimi. Ancb, per esempio, significa vivere, giurare, l'orecchio, lo specchio, la capra. Il lettore potrebbe quindi cader facilmente in errore ritenendo che ancb nefer voglia dire «una bella vita» mentre può significare «una bella capra» se non gli venissero in aiuto i menzionati segni determinativi speciali. (Vol. II, Risorgimento dell'antichità egiziana, pp. 51-52)
  • La lingua egizia altro non è che il copto scritto con geroglifici, e per dire con maggiore esattezza, il copto non è altro che la lingua degli antichi faraoni scritta, come abbiam detto più sopra, con lettere greche. (Vol. II, Risorgimento dell'antichità egiziana, p. 52)

Bibliografia[modifica]

  • Giorgio Ebers, L'Egitto antico e moderno, traduzione di Alessandro Curioni, 2 voll., Tipografia editrice lombarda, Milano, 1879.

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