Giovenale Sacchi

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Del numero e delle misure delle corde musiche e loro corrispondenze, 1761

Giovenale Sacchi, al secolo Giovanni Giacomo Sacchi (1726 – 1789), religioso e musicologo italiano.

Del numero e delle misure delle corde musiche e loro corrispondenze[modifica]

Incipit[modifica]

Molti, e assai pregievoli trattati dell'Arte Musica sono a quest'ora stati messi alla luce da dottissimi Uomini. Ma gli antichi seguitando certe loro immaginazioni, e sottigliezze nell'assegnare le cagioni andarono molto lungi dal vero. Che se la Musica loro, secondo che le Istorie ci fanno fede, era assai possente sopra gli affetti dell'animo, questo altronde veniva, che da perfezione di Teoria, che eglino avessero; di che forse io parlerò un'altra volta.

Citazioni[modifica]

  • Il Solfeggiare è un ascendere, e discendere colla voce per tutti i gradi degli intervalli musici, o, come dicono, di grado senza ommetterne niuno, o per salto ommettendone uno, o più nel mezzo, e in ciascun grado pronunziando il nome proprio di quella voce. La utilità di tale esercizio consiste in ciò, che l'Idea della voce insieme coll'Idea del suo proprio nome di maniera si uniscano nella memoria di chi solfeggia, che immediatamente il nome li faccia ricordare la voce (il che serve mirabilmente per cantare a libro, rilevando in giusto tuono le note ivi scritte) e per contrario la voce facciali risovvenire il nome di se medesima, e il luogo della nota a se corrispondente; la qual cosa è molto comoda, anzi pure necessaria a chi compone, per sapere subito scrivere ciò, che pensa, cioè collocare in carta ne' suoi luoghi le voci, che a lui suonano nella fantasìa. (p. 34)
  • Ma tanto basti aver detto degli incrementi d'una voce sopra l'altra, e passiamo a considerare le relazioni di ciascheduna alla prima, nella quale relazione consiste ciò, che noi chiamiamo Consonanza, onde avviene, che quando due Corde consonanti suonano insieme in un tempo stesso, o anche una dopo l'altra, così che possa l'animo nostro far paragone del suono d'una, che ancora vive nella memoria, col suono dell'altra, che tuttavia ci rimbomba nell'orecchio, non solamente resta dilettato il senso nostro del dolce suono di ciascheduna delle due Corde separatamente; ma sì eziandio l'intelletto, e l'animo della relazione, che hanno le due Corde, l'una all'altra, i cui differenti suoni esso animo ha facoltà di unire e comparare. (p. 59)

Della divisione del tempo nella musica nel ballo e nella poesia[modifica]

Incipit[modifica]

O delle caste Dee, che i sommi gioghi
Tengono a Febo sacri, e 'l bosco gelido,
Cura, speme, e piacer, Martini illustre,
Splendido lume della tua Bologna,
Non isdegnar di mie fatiche il frutto,
Che a te consacro in dono.

Citazioni[modifica]

  • Tutta la estensione d'una cantilena, o vogliam dire tutto lo spazio del tempo, che essa dura, vuol essere diviso in tante parti eguali, ciascheduna delle quali si chiama una Battuta, perchè col levare, ed abbassare della mano, quasi battendo si accenna; e detta Battuta di nuovo si divide in altri spazi più minuti, e similmente eguali di tempo, i quali sono le parti di essa. (p. 5)
  • Fra le varie arti, le quali oggi assai generalmente si coltivano dalle gentili persone una è il ballo, nello studio del quale anche a noi Italiani, abbandonato l'esempio de' Latini nostri maggiori, piuttostochè la loro gravità, la greca eleganza è piacciuto d'imitare. (p. 29)

Bibliografia[modifica]

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