Jacopo Sansovino

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Jacopo Sansovino in un ritratto del Tintoretto

Jacopo Tatti detto il Sansovino (1486 – 1570), architetto e scultore italiano.

Citazioni su Jacopo Sansovino[modifica]

  • L'opera scultoria di Jacopo Sansovino, può, come la sua vita artistica, dividersi in tre periodi: nel periodo fiorentino si afferma l'armoniosa eleganza toscana; nel breve periodo romano si manifesta il virtuosismo tecnico, e (quasi può dirsi la cifra, di un'arte trita ed accuratissima, nobile, ma fredda e non grandiosa, lontana ancora dalle vaste concezioni michelangiolesche, e più che altro alla ricerca di una mirabile finitezza nella disposizione e nei particolari;) il periodo veneziano reca infine, pur nella grande disuguaglianza delle manifestazioni, un più vasto respiro, una larghezza ed una varietà nuove nello studio delle masse, un'espressione di vita nei volti e nelle movenze, una maggior forza di concetto unita sempre alla eleganza classica della forma, ma talvolta anche una esecuzione più affrettata, e perfino scadente, in confronto dei precedenti periodi. (Gustavo Giovannoni)
  • Nell'arte di Jacopo Sansovino questo monumento [funebre di Giovanni Michiel nella chiesa] di San Marcello ha, pur nella perfezione delle principali figure scolpite, un duplice carattere negativo: l'assenza di un vero e forte sentimento architettonico, la derivazione diretta e quasi pedissequa dalle forme e dai concetti di Andrea Sansovino[1]. Certo ancora quello linee fiacche e mancanti di rilievo non fanno davvero presagire il meraviglioso architetto della Zecca, della Libreria Marciana e delle altre opere che, secondo l'espressione dell'Aretino, «dan compimento alla pompa» di Venezia; ancora invece non appare in esse che uno scolaro di Andrea Contucci[1], abilissimo specialmente «nel fare dei panni e nei putti» come dice il Vasari, ma molto inferiore al Maestro nella composizione architettonica ed ornamentale. (Gustavo Giovannoni)

Pietro Selvatico[modifica]

  • Nessuno meglio del Sansovino poteva a quei giorni improntar sugli edifizj quelle mutazioni che i tempi domandavano, senza però imbrigliare colla idolatria verso gli antichi ogni lancio del genio.
  • Scultore eccellente prima d'essere architetto, allorché questa sovrana dell'arti studiò, trovossi più artista di quello credesse.
  • Vide colla mente gli edifizii prima di affidarli alla carta, ripensò l'ornamento con quelle perfezioni dello scalpello che la sua mano sapeva eseguire: sentì in una parola l'unità nella varietà, senza cui vera architettura non sarà mai. Ricco delle gentili tradizioni del quattrocento, improntò in molte delle opere sue una facilità, una dolcezza, una grazia, un non so che di vivo, di forte, di leggiadro, che solo è possibile ai grandi ingegni fin da prim'anni educati al bello.

Note[modifica]

  1. a b Jacopo Tatti fu allievo di Andrea Contucci detto il Sansovino, del quale ereditò il soprannome.

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