Johann Baptist Alzog

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Johann Baptist Alzog

Johann Baptist Alzog (1808 – 1878), teologo tedesco.

Storia universale della Chiesa[modifica]

Incipit[modifica]

La proprietà essenziale della Chiesa è la Religione; e però la idea della storia della Chiesa cristiana deriva dalla idea medesima della Religione; la quale è la cognizione d'un Essere divino, cui l'uomo si studia di unirsi e di rassomigliare, per trovare in tale unione e rassomiglianza la propria felicità. Questo bisogno di conoscere e d'imitare Dio, comune a lutti gli uomini, è insieme la sorgente del bisogno che essi sentono di aggregarsi tra loro, e di vivere in società; e della maniera medesima che l'uomo terrestre non prospera se non che nella unione con gli altri suoi simili, così l'uomo spirituale non prospera fuorché in seno della società religiosa del genere umano.

Citazioni[modifica]

  • Dicevano gli antichi: lo storico non deve avere né patria, né religione: i moderni pretendono che lo storico abbia ad essere assolutamente scevero di prevenzioni. Non è possibile né l'uno né l'altro, perché niuno può emanciparsi dalle idee di patria, di religione, di Chiesa, le quali trovansi già radicate nel cuore di ciascuno sin dalla tenera età. Si faccia ciò che si voglia, l'uomo sarà sempre dominato da tali idee, e coloro i quali più parlano d'imparzialità, sono appunto schiavi delle occupazioni più volontarie. (Primo tomo, p. 14)
  • [Cerinto] La patria sua non men che l'epoca della sua vita sono incerte: tutti però si uniscono nell'annoverarlo tra i giudaizzanti più rigoristi. La sua dottrina è una confusion di Giudaismo e di Cristianesimo; ammette l'idea degli Alessandrini intorno un Dio supremo, Ente misterioso senza alcun rapporto al mondo visibile. Ammise l'emanazione, suppose il mondo come creato da un Essere subordinato al sommo Ente, insomma por mezzo di un angelo, quest'angelo medesimo diede la legge a Mosè, ed era pure un angelo quello che i Giudei adoravano sotto il nome di Jehova. Gesù non é altro, come anco per gli Ebioniti, se non che un uomo venerabile per la sua sapienza e pietà [...]. (Primo tomo, pp. 171-172)
  • Fa maraviglia (essendo chiara inconseguenza) che Cerinto, malgrado le sue false idee intorno al Creatore del mondo e all'autore della legge mosaica, abbia tuttavia sull'esempio di Gesù, creduto necessario l'adempimento di alcune parti di questa legge. (Primo tomo, p. 172)
  • Cerinto e i suoi seguaci non ammettevano fra i libri del Nuovo Testamento fuor che l'Evangelio di S. Matteo, rigettavano in ispezialtà gli scritti di S. Paolo e di S. Giovanni a cui Cerinto oppose certo suo libro che pretendeva ispirato, come tutte le sue erronee opinioni, da lui intitolate la sua Apocalisse. Ei pensava, come i Giudei, che il Messia stabilirebbe sopra la terra un regno pieno di gloria, e fondandosi sopra tradizioni del tutto contradittorie e che si opponevano pure alle altre sue opinioni gnostiche e ideologiche, aspettava nel secondo avvento di Cristo un regno di mille anni. (Primo tomo, p. 172)
  • Le cagioni dello gnosticismo sono psicologiche insieme, istoriche e materiali. Sotto il punto di visto psicologico lo gnosticismo è nato dall'orgoglio dello spirito umano, che nella indagine della verità, non ha virtù di rinunciare a sé stesso, alle sue proprie vedute, alle sue idee, alle sue speculazioni particolari , quando queste son contrarie alla divina rivelazione. Istoricamente i semi della gnosi si trovano nella filosofia religiosa dell' Alessandrino Filone, la cui affinità collo gnosticismo non è difficile a dimostrare. Quanto agli elementi materiali stranieri al Cristianesimo, e che vi sono congiunti a formare la gnosi, furon fomiti dal platonismo di Filone, dalla dottrina di Zoroastro e dal sistema di Budda. Dalla conoscenza di questi tre sistemi si può completare e spiegare la gnosi. (Primo tomo, p. 219)
  • Così [con il monaco archimandrita Eutiche] veniva annichilato il mistero dell'Incarnazione, non altrimenti che nel nestorianismo. Questo errore denotato più tardi sotto il nome di monofisismo si propagò sotto diverse forme. Denunziato da Eusebio di Dorilea a Flaviano, l'errore d'Eutiche fu condannato dal concilio di Costantinopoli (448), ed Eutiche medesimo, ostinandosi con opporre l'autorità della Scrittura alla dottrina costante dei Santi Padri, fu deposto; ma ebbe ricorso alla potenza imperiale, e si procacciò la simpatia dell'imperatrice Eudossia. (Primo tomo, p. 410)
  • [...] come se le sette dei monofisiti non fossero state ancora bastevolmente scisse, Giovanni Filopono commentator sottile di Aristotile verso il 560 coi suoi scritti venne fuori, e confuse le idee di natura e di persona, fu l'inventore del triteismo, volendo pure, che la risurrezione dei morti dovesse essere una nuova creazione. Finalmente il monofisismo fu portato agli estremi dal sofista Alessandrino Stefano Niobe, che sosteneva non potersi concepire in Cristo alcuna differenza tra il divino e l'umano (Niobitae), se non si ammetteva in lui una sola natura. (Primo tomo, p. 416)
  • Una gran parte del clero era così idiota e rozza, che fu necessario a non domandare per prova d'idoneità che la recita a memoria dell'apostolico Simbolo, dell'Orazione dominicale, delle formole usale per amministrare i Sacramenti, e della semplice traduzione in lingua volgare di queste preghiere. Privi di ogni qualità necessaria al sublime stato ecclesiastico, vi erano troppo spesso entrati per simonia a fine di occupare un posto lucrativo e vivere nel concubinato. (Secondo tomo, p. 68)
  • [...] in quest'epoca i monaci benedettini furono veramente i propagatori del Cristianesimo e delle cristiane virtù: essi furono i primi istitutori dei popoli, i promotori di ogni spirituale coltura, del vero incivilimento, i custodi e i conservatori della scienza. Se si richiamano inoltre alla memoria i loro severi costumi, il loro zelo e la loro attività, così opposti alla mollezza di un clero dissoluto, si arriverà a comprendere l'amore e il rispetto che seppero ispirare ai popoli , e le liberalità, di cui furono l'oggetto. (Secondo tomo, p. 70)
  • La superba denominazione di Cattari (puri, electi) si riferiva a varie sette, in alcune delle quali si ravvisarono già gli errori dei gnostici e dei manichei. I più severi e colti del partito insegnavano, che non il Dio della luce, ma quello delle tenebre cioè dire il diavolo, era l'autore d'ogni cosa visibile. Il suo figlio Lucifero avea sedotto nel cielo una parte degli angeli e quindi erano stati rinchiusi nei corpi, quasi dentro altrettante carceri. Questi formavano una classe scelta fra gli uomini, per cui liberare, Cristo, che era un angelo, era disceso egli stesso dal cielo, senza però assumere sostanzialmente l'umana natura. (Secondo tomo, p. 373)
  • [...] egli [papa Clemente V] recò una mortal ferita a Roma medesima, la città dei secoli, il centro di tutte le provincie occidentali, la sede di Pietro, la tomba del principe degli apostoli, scambiando questa sua sede naturale con un oscuro angolo della Francia meridionale, qual era Avignone (1309). (Secondo tomo, p. 476)
  • Si riguarda comunemente Innocenzo III, come fondatore della inquisizione contro gli eretici (Tribunale della fede). Ma egli venne a questi estremi dopo che ebbe vivamente raccomandalo di tentare tutti i modi per convertire gli eretici della Francia meridionale , affinché cessassero dal nuocere, sia per mezzo d'istruzioni, onde ridurli al seno della Chiesa, sia per mezzo d'una perpetua prigionia. (Secondo tomo, p. 555)
  • La inquisizione spagnuola aveva un carattere al tutto diverso da quello ecclesiastico; e tuttavolta si è preteso di identificarla con la ecclesiastica testé descritta per modo che altri se n'è voluto giovare per declamare più fortemente contro la Chiesa cattolica. (Secondo tomo, pp. 559-560)
  • Fa veramente impressione d'orrore l'asserzione di coloro, i quali pretendono che nei tre secoli della inquisizione spagnuola cadessero trecento quarantuna mila vittime, vale a dire mille e cento trentasei all'anno; ma lo stesso storico inglese Gibbon, e specialmente il De-Maistre hanno provato, che anche dato e non concesso, che questo calcolo fosse vero, la Spagna in confronto delle persecuzioni dei governi protestanti nuovamente costituiti, e dei torrenti di sangue sparsi dal Protestantesimo in Europa, la Spagna fu certamente meno sanguinaria d'altri paesi. (Secondo tomo, pp. 560-561)
  • Grande, nobile e generoso verso gli artisti ed i letterati, [papa Leone X] li protesse non per vanità, ma per genio, per convincimento e con cognizione di causa. Per tal guisa fece rifiorire in Roma il secolo d'Augusto. Ma lasciò desiderare nella sua condotta una forza e risoluzione maggiore contro Lutero. Non parea che la religione fosse per lui l'objetto assolutamente più importante di ogni altro, e però il suo pontificato fu senza fallo dei più brillanti, ma non già dei più felici per la Chiesa. (Terzo tomo, p. 27)
  • [...] accompagnato da qualche magistrato, da una turba di muratori e legnajuoli, [Ulrico Zuinglio] entrò nella Chiesa, atterrò le immagini, gli altari, l'organo, proibì il canto; e sostituì alla pompa del rito romano la gretta semplicità di un culto inespressivo e ridicolo. Una tavola tenne le veci d'altare, una corba ripiena di pane e di bicchieri venne sostituita al calice ed alla patena. (Terzo tomo, p. 56)
  • Se può concedersi a Zuinglio di avere, prima ancor di Lutero, apertamente lottato contro i pretesi abusi della Chiesa, convien però negargli ogni carattere di originalità di dottrina; imperciocché egli attinse i suoi principi dagli scritti di Lutero, rapidamente diffusi nella Svizzera, modificandoli secondo la forza e il genio della sua mente superficiale, e protestando specialmente contro tutto ciò che vi ha di misterioso nel Cristianesimo. Tutto il suo sistema si appoggia al principio, che la santa Scrittura è l'unica fonte di fede, e che la ragione umana ha l'assoluto diritto d'interpretarla, ricusando tutto ciò che le è superiore. (Terzo tomo, p. 60)
  • [Emanuel Swedenborg] Costui, essendosi molto occupato del magnetismo, si immaginò in uno de' suoi accessi di essere sollevato al cielo, e si credette di aver avuta lo vocazione (1743) di restaurare il Cristianesimo e di fondare un'èra nuova e perpetua per la Chiesa. Questa èra nuova il cielo nuovo, la terra nuova, la Gerusalemme Celeste predetta dall’Apocalisse. (Terzo tomo, p. 374)
  • I sogni di Swedenborg rispondevano alle esigenze ed ai disordini di un secolo desolato dalla incredulità, diviso dallo scisma, agitato dai bisogni di una fede che voleva rinascere, di un secolo irritato dagli eccessi del protestantismo, nauseante tutto ciò che è semplice e veramente logico, e che quindi facilmente si lasciava sedurre da tutto quel che aveva apparenza di nuovo, di strano, di meraviglioso. (Terzo tomo, p. 374)
  • Mai non si conobbe tanto la malignità del veleno che contenevano i principî della riforma luterana, che quando se ne videro le ultime conseguenze, applicate non più esclusivamente alla sfera religiosa, ma all'ampio campo della politica. Una di queste conseguenze la più manifesta senza alcun'ombra di dubbio vuolsi considerare la francese rivoluzione, applicazione rigorosa delle dottrine dei riformatori del secolo XVI. (Terzo tomo, pp. 383-384)

Bibliografia[modifica]

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