Manicheismo

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Illustrazione di un tempio manicheista

Citazioni sul manicheismo.

  • Certo il Manicheismo non è un'emanazione diretta del Mazdeismo, una specie di Mazdeismo modificatosi a contatto col Cristianesimo. (Raffaele Pettazzoni)
  • Dalla Gnosi rampollarono i Manichei, che ebbero in Manete[1] il loro fondatore e maestro. Manete, tolto al suo stato servile da una ricca vedova della Persia – onde egli fu chiamato altresì «figlio della vedova» e «figli della vedova» i suoi discepoli – bello, audace, profondamente erudito nella filosofia alessandrina, iniziato nei misteri mitriaci, pieno di accorgimenti e fornito di inflessibile volontà, immaginò un sistema in cui predomina un dualismo puro e semplice: Cristo si confonde con Mitra, L'Evangelo con lo Zendavesta, e ne deriva una dottrina squallida e quasi disperata, perché insegna la perpetuità del male. (Ulisse Bacci)
  • Il manicheismo è una religione del Libro. Agli occhi di Mani, lo scacco di Zarathustra, del Buddha e di Gesù si spiega con il fatto che essi hanno trascurato di scrivere personalmente i testi delle loro rivelazioni. È la ragione per cui Mani si è preoccupato di redigere egli stesso il corpus dei libri canonici della sua Chiesa. [...]. L'editto di Diocleziano contro i manichei, pubblicato nel 297 secondo W. Seston, nel 302 secondo F. Decret, ordinava la distruzione sistematica dei libri della setta, e questo spiega le nostre difficoltà a ritrovare i documenti di questa vasta letteratura. (Julien Ries)
  • In conclusione [secondo Baur[2]], il manicheismo appare come un tentativo di sintesi delle forze religiose pagane precedenti al cristianesimo. In un ultimo sussulto, le sapienze orientali si riuniscono e, tramite una magistrale sintesi, tentano di sedurre lo spirito umano già orientato alla dottrina di Gesù. Tutta l'iconografia manichea e soprattutto il suo concetto della luce richiedono quindi un'interpretazione allegorica: se la dottrina di Cristo si propone di indicare all'uomo la necessità di prendere coscienza della sua vita e delle sue responsabilità, quella di Mani invece vi contrappone una concezione secondo cui la morale umana sarebbe solo il riflesso di un conflitto esterno alla vita umana, la lotta tra il bene e il male. Il manicheismo si colloca dunque a metà strada tra il paganesimo antico e il cristianesimo. (Julien Ries)
  • Onde si vede come il Manicheismo rappresenti, al pari del Mitraismo e a poca distanza da questo, una penetrazione di idee iraniche (persiane) in Occidente: la quale parimenti si attuò in senso universalistico e ultranazionale; ma con questa grande differenza, che l'universalismo nella religione di Mithra - il dio - non era elemento congenito ed originario, sì bene assunto secondariamente sull'esempio di altre religioni, mentre nella religione di Mani - il fondatore - era connaturato ed innato, e inizialmente il Manicheismo se lo propose come compito, e come compito lo perseguì consapevolmente durante tutto il tempo del suo propagarsi. Onde anche risulta che non è il Mitraismo, bensì il Manicheismo - nella sua propagazione orientale e occidentale -, l'erede e il continuatore vero di quella missione universalistica cui il Zoroastrismo, nazionalizzandosi, aveva rinunziato. E questa è poi anche la ragione per cui il Manicheismo fu in Persia perseguitato e dalla Persia bandito: appunto perché era universale, e invece lo spirito persiano era, in allora specialmente, nazionale. (Raffaele Pettazzoni)
  • Per connotare i Càtari, la più recente storiografia preferisce dire neo-manichei; così con un nome nuovo, un'ipotesi verosimile si trasforma in punto di partenza scientifico, ossia nel presupposto che gli eretici occidentali (gli Albigesi) si trovino in storica continuità con gli antichi Manichei. Questo collegamento è documentato con certezza per quanto riguarda le sette orientali degli Euchiti o Messaliniani, in Tracia, e dei Bogomili in Bulgaria. (Bogomili, in lingua slava, non è “ dio abbi misericordia”, bensì “caro a Dio”, teofilo, amico di dio). Queste due sette hanno in comune il fatto di aver immesso per la prima volta la satanologia – che in Occidente s'era arrampicata sul corpo della Chiesa come religione popolare, finché il tralcio finì per essere il puntello – all'interno d'un sistema teologico di fantastiche dimensioni. Accadde nei secoli XI e XII. E palesemente, nella dottrina come nella vita, essi erano imparentati coi Manichei delle origini. Presso gli Euchiti e i Bogomili si sviluppò in misura eccezionale, e vorrei sottilinearlo, la concezione d'un dio-diavolo, ossia di Satanaele. (Fritz Mauthner)

Note[modifica]

  1. Mani.
  2. Ferdinand Christian Baur (1792 – 1860), teologo tedesco, maggiore esponente della scuola esegetica di Tubinga.

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