Paolo Montero

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Paolo Montero (2010)

Paolo Iglesias Montero (1971 – vivente), allenatore di calcio ed ex calciatore uruguaiano.

Citazioni di Paolo Montero[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Io non critico chi simula, perché il calcio è dei furbi. [...] In campo si va soltanto per vincere, non c'è nulla di male a usare l'inganno per riuscirci. Lo dice un difensore che ogni domenica è alle prese con attaccanti che ci provano a ingannare l'arbitro. Sono bravi. [...] Nel passato succedevano cose ben peggiori, però non avevano la risonanza di oggi. Colpa della moviola, delle tante telecamere che riprendono ogni partita da ogni angolazione. [...] A me la moviola non piace.[1]
  • [Su Gianluca Pessotto] Fra noi c'è sempre stato un rapporto molto stretto. Nello spogliatoio della Juventus era uno che mi criticava parlandomi in faccia. Quando sbagliavo, quando magari avevo esagerato, lui si alzava in piedi e mi spiegava chiaramente. Così intendo l'amicizia: chiarezza e sincerità. Infatti da Gianluca ho sempre accettato qualunque critica.[2]
  • Io non ho mai fatto niente per accreditare la mia fama di duro, nulla neanche per smentirla. I miei amici mi conoscono, agli altri non credo di dover dimostrare niente. Nella mia carriera ho sempre cercato di dare il massimo sul campo e di stare alla larga da tutto il resto.[2]
  • [Su Pavel Nedvěd] Il più grande professionista mai conosciuto. Un giorno sento una sua intervista in cui racconta che la mattina, a casa, va sempre a correre prima di venire all'allenamento. Non ci credo e il giorno dopo lo prendo in disparte: "Pavel, mica sarà vero quello che hai detto"... Resto senza parole: è proprio così. Si svegliava, correva da solo e poi nel pomeriggio si allenava. E arrivava sempre davanti a tutti noi!![3]
  • Al termine degli incontri con qualche squadra, andavamo sempre nello spogliatoio avversario per cercare la rissa. Una volta ho litigato con Toldo e poi lui, che è molto più grosso di me, mi ha tirato un pugno. Per fortuna non mi ha colpito perché mi sono abbassato, quindi io gliene ho tirato un altro, però non l'ho preso neanche. Alla fine sono venuti Davids, Tudor, Iuliano, tutti, ma non c'è stato nessun problema, succedeva sempre con tante squadre, cose così. Con la Salernitana quando giocava Gattuso. Con il Milan invece c'era il massimo rispetto, non abbiamo mai discusso.[4]
  • Alla Juventus il risultato arriva prima di ogni altra cosa; l'obiettivo è quello di vincere, sempre![5]
  • Sono fatto così, ma non dite che sono cattivo, questo lo possono dire solamente i miei genitori. Il fatto è che gioco sempre per vincere; negli spogliatoi stringo la mano agli avversari, certo, ma in campo nessuna concessione.[5]
  • [«Che cos'è la Juventus per Paolo Montero?»] È una scuola, ti insegna a vivere, a comportarti e a dare importanza ai giusti valori. Insomma, per me è stata una vera famiglia.[6]
  • Per me la Juve è famiglia. L'ho sempre sentita e vissuta così. Ieri, oggi e sempre.[7]
  • La Juventus è tutto ciò che la parola famiglia racchiude: unione, sacrificio, aiuto a crescere. Amore. E non c'è ombra di retorica.[8]
  • Cento anni di proprietà [degli Agnelli alla Juventus] rappresentano qualcosa di unico. Personalmente non riesco a immaginare la Juventus senza gli Agnelli.[8]

Montero senza freni: «Pur di vincere sono disposto a rubare»

Citato in Stefano Agresti, Corriere della Sera, 16 marzo 2000, p. 44.

  • Per vincere in campo sono disposto a tutto, anche a rubare.
  • Io non ho mai commesso falli cattivi, le mie reazioni sono istintive. Del resto sono latino [...]. E per i latini il calcio è anche furbizia.
  • Ci sono calciatori che sul terreno di gioco ne combinano di tutti i colori e poi, al di fuori, sono corretti. Per me conta la lealtà nella vita. E io sono leale.
  • Io, d'altra parte, mi pento solo di ciò che non faccio. Per esempio: mentre giochi, dovresti sempre riuscire a pensare. È un mio difetto, questo. Ma non l'unico.
  • La mia vita privata non deve interessare a nessuno. Gli amici non me li scelgono neppure i miei genitori, figurarsi se consento ad altri di farlo.

Risponde Paolo Montero

Intervista di Stefano Discreti, ju29ro.com, 4 febbraio 2009.

  • [«[...] ma quanto ti hanno dato fastidio le accuse di Doping contro la Juventus?»] Tantissimo. Soprattutto all'inizio. Perché la gente che parla non si rende conto di quanto sudore e fatica ci sono voluti per conquistare quei successi. Quello che prendevamo era nella lista Fifa, tutto lecito. Mille controlli, valori fuori norma: ZERO. Ma quando sei al Top cercano di darti fastidio in tutti i modi possibili.
  • [«Ma cosa vuol dire giocare nella Juventus?»] È il massimo. Ti senti uno di famiglia da subito. E poi quella maglia è una corazza.
  • [«Che ricordo hai del 5 Maggio 2002? [...]»] [...] Quel pomeriggio fu fantastico. Da impazzire. Una gioia immensa. Non ci credevamo quasi più. Ma l'Inter di cosa si lamenta poi? Se era davvero la più forte andava a Roma e rifilava 4 pigne alla Lazio. Altro che scuse. E allora noi di Perugia cosa avremmo dovuto dire? 74 minuti dentro lo spogliatoio ad aspettare di rientrare in campo. 74... Li ho cronometrati. Una roba pazzesca. Però io ho il mio codice d'onore personale e per me conta solo e sempre il verdetto del campo. Per questo ho sempre rispettato le decisioni arbitrali. Durante la partita tutto è lecito pur di vincere.
  • Sono diventato Juventino il primo giorno che sono arrivato a Torino, quando mi sono reso conto di quanto la Juventus fosse odiata dal resto delle tifoserie d'Italia. Il loro odio io l'ho trasformato in amore per la Juventus. Contro tutto e tutti. Ecco perché in campo non mi risparmiavo mai. Sai che ti dico? Non so se la Juve sarebbe così forte se non fosse tanto odiata. Altro che simpatia.
  • [«Nel campo giornalistico pensi che aiuti a far carriera esser anti-juventino?»] Questo non lo so, ma di una cosa ne sono certo: gli episodi arbitrali pro-Juve vengono amplificati tantissimo rispetto a quelli degli altri. Alla moviola si grida allo scandalo solo se l'episodio favorisce la Juve. Hanno capito che così si fa share.

Il calcio è calcio, non c'è mistero: intervista a Paolo Montero

Angelo Andrea Pisani, ultimouomo.com, 11 dicembre 2019.

  • [Sulla professione di procuratore sportivo] Mi sono reso conto che non era il ruolo per me [...] L'ho fatto per quattro anni, ma non mi piaceva stare lontano dalla mia famiglia. Io ammiro molto i procuratori, perché fare bene quel lavoro significa essere sempre in viaggio, stare più fuori che dentro... Un'altra cosa che non mi è mai piaciuta è discutere per i soldi, e quando fai il procuratore la cosa di cui più parli di più sono proprio i soldi. Si parla poco della qualità del giocatore e tanto di quello che può costare.
  • [Sulle differenze tra calcio sudamericano ed europeo] Considerando i campionati dove ho allenato io, Uruguay e Argentina, la differenza è soprattutto tattica. Per sopravvivere le squadre in Sudamerica devono vendere i giocatori, e li vendono troppo giovani. In Uruguay ci sono delle squadre in cui il giocatore più anziano ha 23 anni. [...] Con squadre così il lavoro principale è quello tattico perché ci sono ragazzi che arrivano molto presto in prima squadra, e magari non hanno ancora completato il loro percorso di crescita. In questi casi i giocatori possono commettere errori tattici, ma a livello fisico sono già pronti. Se vai a vedere i dati e le statistiche del campionato argentino ci sono numeri simili a quelli dell'Italia; le differenze le vedi nella qualità tecnica, perché i migliori argentini, uruguaiani e brasiliani vanno nei campionati europei.
  • Quando sono arrivato in Italia [per iniziare la carriera di allenatore] si aspettavano tutti che andassi dai giocatori a urlare "Guerra, guerra, guerra" [...] perché con me è rimasta l'immagine del giocatore che faceva a botte. La verità è che a me piaceva giocare a calcio, da giocatore e da allenatore.
  • Non sono mai stato uno di quelli che fa il simpatico coi giornalisti per prendere un voto in più in pagella. Ci sono anche quelli che lo fanno, alcuni li ho avuti anche come compagni di squadra... Del resto il mondo del calcio è fatto così: ci sono brave persone, e ci sono persone finte.
  • Il rischio è anche adrenalina. Dove preferisci morire in guerra te, in prima fila o in terza fila? Io in prima fila.
  • [Sulla sua idea di calcio] Per prima cosa voglio che i miei giocatori stiano nella metà campo avversaria; secondo, voglio che sappiano fare bene le marcature preventive; terzo, devono sapere passare la palla ai compagni. E poi, ovviamente, devono sapere metterla in porta. Tutto qua, non è difficile. La cosa più complicata è il difendere, soprattutto quando giochi contro squadre più forti di te; in quel caso devi essere umile e studiare strategicamente come gestire la partita. Il calcio non è difficile, quello que pasa (che succede, nda) è che spesso si tende a complicare le cose.

Montero, l'ultimo guerriero[modifica]

  • Non m'importa esser un esempio di lealtà in campo: voglio esserlo nella vita. Quando gioco, m'interessa solo vincere. In ogni modo: il calcio è dei furbi. (p. 112)
  • Sono diventato juventino il primo giorno che sono arrivato a Torino, quando mi sono reso conto quanto la Juventus fosse odiata dal resto delle tifoserie d'Italia. Il loro odio io l'ho trasformato in amore per la Juventus. Contro tutto e tutti. Quella maglia era una corazza... (p. 112)

Citazioni su Paolo Montero[modifica]

  • Gente come Thuram o Montero aveva uno spessore tecnico, fisico e anche umano da number one. (Giuseppe Furino)
  • [«Il difensore con cui s'è menato di più?»] Montero della Juventus. Erano botte per novanta minuti, ma nessuno osava lamentarsi: gomitata, calcione, spinta. A fine partita ci abbracciavamo, e ci scambiavamo le casacche. (Dario Hübner)
  • Paolo Montero. Egli non odiava, era odiato. Non retrocedeva, faceva retrocedere. Non dimenticava, non sarà dimenticato. (Sandro Veronesi)
  • Personaggio bellissimo. Era uno tra i più importanti nello spogliatoio. Ti faceva capire cos'era la Juve. Per lui contava la domenica: durante la settimana liberi tutti, ma la domenica sapevi che contavi su un grosso giocatore. Gli avversari avevano paura. Lo vedevo il terrore negli attaccanti: si spostavano dall'altra parte, se c'era Paolo nei paraggi. La sua tecnica era: il primo intervento deve essere duro per far capire immediatamente che aria tira. E poi parlava agli avversari in continuazione, li faceva impazzire, era davvero temutissimo. (David Trezeguet)
  • Una mattina alle quattro, all'aeroporto di Caselle. Tornavamo da Atene, avevamo appena fatto una figuraccia in Champions League contro il Panathīnaïkos ed abbiamo trovato ad aspettarci un gruppetto di ragazzi che non ci volevano esattamente rendere omaggio. Al passaggio di Zidane l'hanno spintonato ed è stata la loro condanna. Non a morte, ma quasi. Montero ha visto la scena da lontano, si è tolto gli occhiali con un'eleganza che pensavo non gli appartenesse e li ha messi in una custodia. Bel gesto, ma pessimo segnale, perché nel giro di pochi secondi si è messo a correre verso quei disgraziati e li ha riempiti di botte. Aiutato da Daniel Fonseca, un altro che non si faceva certo pregare [...]. Paolo adorava Zizou, io adoravo anche Paolo, puro di cuore e di spirito. Un galeotto mancato, ma con un suo codice d'onore. (Carlo Ancelotti)

Note[modifica]

  1. Citato in Fabio Vergnano, «Bravo Totti: non è peccato ingannare l'arbitro per vincere», La Stampa, 19 gennaio 2001, p. 31.
  2. a b Dall'intervista di Niccolò Zancan, Accanto a Pessotto finché ne ha bisogno, la Repubblica, 4 luglio 2006.
  3. Dall'intervista di Alessandro Dell'Orto, «Nel mio calcio da duro vincevano solo i sentimenti», Libero, 24 giugno 2007; citato in excalciatori.com, 14 aprile 2009.
  4. Da Montero si racconta, Gazzetta TV, 22 marzo 2011.
  5. a b Citato in Stefano Bedeschi, Gli eroi in bianconero: Paolo Montero, tuttojuve.com, 3 settembre 2016.
  6. Dall'intervista di Romeo Agresti, Montero a Goal: "La Juventus può battere l'Atletico, Allegri sa come si fa", goal.com, 11 marzo 2019.
  7. Da Agnelli 100, juventus.com, 24 luglio 2023.
  8. a b Dall'intervista di Antonio Barillà, Paolo Montero: "Unione, sacrificio, amore. Qui ho trovato tutto. Quello scherzo all'Avvocato", La Stampa, 10 ottobre 2023, p. 23.

Bibliografia[modifica]

  • Alvise Cagnazzo, Stefano Discreti, Montero, l'ultimo guerriero, Bradipolibri, 2010. ISBN 9788896184349

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