Pellegrino Rossi

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Pellegrino Rossi, da Il Mondo Illustrato, 1847

Pellegrino Rossi (1787 – 1848), economista, giurista, docente, diplomatico e politico italiano.

Citazioni di Pellegrino Rossi[modifica]

  • Il governo rappresentativo può senza fatica stabilirsi, lodevolmente procedere, a poco a poco perfezionarsi, e, se ci sia d'uopo, allargarsi per tutto in Italia; che di ciò m'assicurano l'impegno italiano, la crescente civiltà di questi popoli, e più ancora la loro politica condizione. Servi erano tutti in Italia, piccioli e grandi, poveri e ricchi, e quindi tutti gli ordini dello Stato debbono portare lo stesso amore alla libertà. Qui non v'hanno antiche gare, vecchi odi, acerbe reminiscenze, desideri di vendetta fra un ordine e un altro. I privilegi dei signori erano tal fumo che non può lasciar, dissipandosi, né profondi rancori né pericolosi desideri. Fruisca l'Italia di questo singolare benefizio, e non guasti, per stolta impazienza e vane ambizioni, un'opera ad essa più agevole che non lo è stata ad ogni altra nazione.[1]
  • L'inviolabilità della persona di un sovrano, senza la responsabilità degli agenti, sarebbe il potere assoluto e dispotico.[2]
  • Lascio allo scrutatore infallibile de' cuori il decidere se, nel tentare discretamente più vie, l'illustre pontefice [Pio IX] abbia seguito i consigli di una politica profondamente premeditata, o non piuttosto i vari impulsi del suo animo mansueto, religiosissimo e italiano. Affermo bensì che se l'Italia non ebbe da Pio tutto quanto da molti speravasi, molto ebbe però e tanto, che senz'esso il risorgimento d'Italia non poteva essere saviamente tentato; non poteva senza la preparazione e l'aiuto morale di Pio IX, come non poteva senza le armi di Carlo Alberto.[1]
  • Non v'ha in Italia che lo Stato Pontificio che per le sue peculiari condizioni sembra opporre ostacoli di qualche rilievo al sincero stabilimento del governo costituzionale.[1]
  • Se la monarchia è utile altrove, all'Italia è necessaria. Monarchia è unità, è possanza. E di questi rimedi non può privare l'Italia chi ne ha cara la salute, l'indipendenza, la gloria. Unità, rimedio ai pericoli interni, possanza agli esterni. Né il secondo può stare senza il primo. Chi il primo niega, niega il secondo, e vuol l'Italia serva dei forestieri.[1]

Citazioni su Pellegrino Rossi[modifica]

  • Dotato di uno di quegli ingegni fervidi, versatili, assimilatori, pieghevoli a tutto, dei quali cosi numerosi esemplari si riscontrano nella storia d'Italia, specie nel cinquecento, quali ad esempio Leon Battista Alberti, Leonardo da Vinci, Benvenuto Cellini, Giulio Pippi[3] – per non parlare dei sommi come Raffaello, Michelangelo, Niccolò Machiavelli – Pellegrino Rossi era agitato dal desiderio febbrile di effondere tutta quella potenza di cui si sentiva investito e quindi esplicava un'attività veramente prodigiosa negli studi e, fra una scrittura forense di materia civile e un dibattimento penale, apprendeva la lingua e la letteratura inglese e si arricchiva di estese e profonde cognizioni nella storia, nella filosofia, nell'economia e nel diritto. (Raffaello Giovagnoli)
  • Fu sin dal principio un fautore di Pio IX fino a partecipare di persona alle manifestazioni popolari in suo favore, ma vide subito la pochezza e ambiguità dell'uomo e ne denunziò i pericoli. (Indro Montanelli)
  • Rossi era un toscano della Lunigiana, ma solo all'anagrafe. Come formazione e mentalità, apparteneva ancora a quel tipo di apòlidi che l'Italia del Settecento sfornava doviziosamente e che, non trovando in patria un terreno per i loro talenti, andavano da mercenari a investirli all'estero. Professore d'Università a poco più di vent'anni, poi commissario di Murat al tempo del suo infelice tentativo di unificare l'Italia sotto il suo scettro, era l'unico cattolico cui l'Accademia calvinista di Ginevra avesse mai affidato una cattedra. (Indro Montanelli)
  • Rossi voleva riedificare il primato papale, dandogli a barbacane, non la monarchia Sabauda, come era stata intenzione di Gioberti, ma la Borbonica; voleva raffrenare gli istinti generosi, irrequieti e bellicosi della democrazia, creando, ad esempio di quel che fece Filippo Orleanese in Francia, una borghesia taccagna e paciona; voleva rimettere a nuovo il feudo ecclesiastico introducendovi quanto più potesse di modernità col lasciar passare della benedizione papale. I quali intendimenti gli rovesciavano addosso le ire dello universale. (Giuseppe Montanelli)

Note[modifica]

  1. a b c d Da Lettere di un dilettante di politica sulla Germania, la Francia e l'Italia; in Carlo Alberto Biggini, Il pensiero politico di Pellegrino Rossi di fronte ai problemi del Risorgimento italiano, Roma 1937, pp. 173-74, 182-83, 185, 188-89; citato in Denis Mack Smith, Il Risorgimento italiano. Storia e testi, Gius. Laterza & Figli, 1968; edizione Club del Libro, 1981, pp. 286-289.
  2. Citato da Pasquale Stanislao Mancini nella Tornata del 3 febbraio 1871 della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).
  3. Più noto come Giulio Romano, architetto e pittore italiano.

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