Tullo Massarani

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Tullo Massarani (1826 – 1905), scrittore e politico italiano.

Citazioni di Tullo Massarani[modifica]

  • Eppure, chi sa? È egli proprio detto che la ragione sia stata impotente sempre contro la fatalità sociale della guerra? Questa umana ragione sì gagliarda e superba, non ha essa un po' per volta guadagnato terreno durante il corso dell'istoria, da lasciar presumere che possa guadagnarne ancora un po' più?[1]
  • Il piglio brusco del nostro Domenico [Induno] era, del resto, così insito alla sua natura, che neppure dell'istoria patria non celebrò mai volentieri le pagine più rilucenti d'oro e di porpora; la melanconia era la sua Musa, e il memento homo gli veniva troppo più volentieri sul labbro che non l'alleluja.[2]

Incipit di alcune opere[modifica]

L'odissea della donna[modifica]

Oh! se il pensier vagante
Per l'ètera infinito
Sapesse mai le tante
Larve, onde fu rapito,
Pinger con la favella
Ne la solinga cella!
Non io narrar di biechi
Mentiti eroi le gesta,
Ma, tolta a' tempi ciechi,
Vorrei l'istoria mesta
De la donna gentile
Tèma al dolente stile.

Esmea, Novella in ottava rima[modifica]

O' che sappiate, Donne mie gentili,
L'istoria di bellissima fanciulla
Esempio di virtù schiette e virili,
Che a Cipro, giù in Levante, ebbe la culla;
E al tempo fu ch'esser leggiadre e umili
Volea dire contar per un nonnulla
Da farne un giocherello ed un balocco
E da lasciar da banda appena tocco.

Gli è ver che questo che a contarvi imprendo
(Se ad autor lice di sì poco affare)
Vi parrà caso da narrar piangendo,
Non però che si possa rinnovare:
Che, schiave, oggi non è chi dica, io vendo,
Compro o baratto o dono, in terra o in mare.
Pur sapeste, Madonne, in mani prave
Quante ancor sono, che non pàjon, schiave!

Il mio ritratto[modifica]

Pria che Natura in polve abbia disfatta
Quest'opra abbozzaticcia, e in sé risolta,
Vo'che in tue mani, amico, abbi raccolta
Una imagin di me, per me ritratta.

In forma umil, ma non volgare e sciatta,
Pensai, scrissi, operai, pur non ho côlta
La palma che sitìa, dalla distratta
Plebe leggente, a'suoi idoli vôlta.

Sempre al diman d'Italia ebbi la mente:
Dai buoni no, dai molti derelitto;
E dissi pane al pane arditamente.

Chi non approva, mi rincari il fitto:
Chè, degli errori miei mal penitente,
Rispondo del metallo e a par del gitto.

Note[modifica]

  1. Da L'utopia della pace, 1888; in Diporti e Veglie, Hoepli, Milano, 1898, p. 40.
  2. Da Diporti e Veglie, edizione citata, p. 174.

Bibliografia[modifica]

  • Tullo Massarani, L'odissea della donna, Forzani e C., Roma, 1907 (1893).
  • Tullo Massarani, Esmea, Novella in ottava rima, Forzani e C., Roma, 1907.
  • Tullo Massarani, Sermoni e rime, a cura di Augusto Serena, Successori Le Monnier, Firenze, 1909.

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